Chick Corea è un mito vivente, uno di quelli che si fa prima a dire con chi non ha collaborato piuttosto che a citare tutti i "mostri sacri" con cui ha condiviso studi e palcoscenici; per un simile mito serviva una location altrettanto all'altezza e Firenze si è prestata perfettamente, con la magia di Piazza Santissima Annunziata e dell'Ospedale degli Innocenti: impossibile non rimanerne incantati, così come fa restare incantati Corea con la sua band, composta da John Patitucci al contrabbasso e Dave Weckl alla batteria, due che non hanno certo bisogno di presentazioni.
Questo incredibile combo, semplicemente, ha sciorinato più di un'ora e mezzo di meraviglia distillata in note, da "Morning Sprite" alla conclusiva "Spain" (riarrangiata per l'occasione e su cui tutta la piazza ha accompagnato Corea, creando un ensemble unico al mondo), passando per la "Sofisticated lady" di Duke Ellington, senza farsi mancare incursioni musicali che travalicano il concetto di jazz: semplicemente Corea e compagni, sul palco, si sono divertiti mostrando un talento ed un'affinità fuori dal comune.
Recintare la loro musica nei confini del jazz è un'operazione che risulta estremamente riduttiva di ciò a cui si è assistito ieri sera.
Bastava chiudere gli occhi un secondo e semplicemente si veniva trascinati dalle note, quasi librandosi e planando dolcemente sullo scenario di una piazza che non ha eguali nel mondo e che nelle prossime sere ospiterà altri grandi artisti (dai Jethro Tull a De Gregori, per finire con il magnifico live di Cacciapaglia all'alba, un qualcosa di unico).
E' la musica che gira intorno, come diceva Fossati, è ciò che si avvicina di più alla magia in un mondo estremamente pragmatico e razionale, qualcosa che è ancora capace di suscitare sensazioni, emozioni.
E' bellezza, semplicemente bellezza: ecco cosa ha regalato la Chick Corea Akoustic Band ieri sera: bellezza distillata, da portarsi a casa negli occhi, nelle orecchie, nelle menti e nei cuori. Merce rara, di questi tempi.