Sono passati quasi dodici anni da quando un giovanissimo Francesco Gabbani apriva con i suoi Trikobalto la data italiana degli Oasis al Blue Note di Milano; da allora tanto è successo, gli Oasis nemmeno esistono più per le ataviche incomprensioni tra i fratelli Gallagher ma Francesco Gabbani, invece, ha continuato a credere nel suo sogno, ha lavorato come un matto e si è messo in gioco in prima persona, con l'aiuto dell'inseparabile fratello Filippo e dal 2016 si è aperto per lui un nuovo percorso, un percorso costellato di successi che lo ha portato, ieri sera, a chiudere il tour del suo secondo disco, "Magellano", con una grandiosa festa al Nelson Mandela Forum di Firenze.
Gabbani è la prova che il talento viene premiato quando è supportato da un duro lavoro, che si può riuscire anche senza passare dalle scorciatoie dei talent: gli ci sono voluti dodici anni da quella sera al Blue Note, ma ieri sera c'era un palasport intero ad aspettare lui, a conoscere a memoria le sue canzoni e lui, visibilmente emozionato, si è dimostrato animale da palcoscenico, abilissimo a tenere la scena (con l'aiuto di una grandiosa band e dalla Infonote String Orchestra) e a regalarci momenti di gioia e di riflessione con una carrellata di brani che non ha mostrato punti deboli: tutti potenziali hit radiofoniche, tutti pezzi che raccontano qualcosa e lo fanno con un tocco personale.
Dalle ormai imprescindibili "Occidentali's Karma" e "Tra le granite e le granate", passando per "Software", "A moment of silence" o "Immenso", per chiudere con "Amen", il brano che lo ha lanciato, Francesco racconta la sua storia e lo fa con un tocco delicato, irriverente e spiritoso a tratti, sapendo però anche calarsi nelle emozioni più intime quando occorre.
E' veramente bello vedere questo giovane ragazzo toscano e sapere che non sta recitando un copione sul palco, che riesce ancora ad essere spontaneo e ad emozionarsi per lo straordinario successo che lo ha (finalmente) toccato. Francesco è ormai il "frontman" di una macchina perfetta che lo supporta, ma fa capire che lui, sul palco, si diverte, proprio come quando era bambino e suonava semplicemente a casa col fratello.
E questa è una grandissima forza: se riuscirà a mantenere questa spontaneità e questa costanza nel lavorare su se stesso e sui brani, abbiamo trovato un'altra stella nel firmamento della musica italiana. Il talento, beh, quello c'è sempre stato.
Tra esplosioni di coriandoli, schitarrate (già, perchè Francesco è anche un ottimo chitarrista) e balletti ormai virali, non mancano i momenti che toccano il cuore ("Maledetto amore" e "La mia versione dei ricordi" su tutti).
Buona la prima (festa) per Gabbani, sperando sia la prima di una lunga serie che lo accompagni anche con i prossimi dischi, in un "eternamente ora" ricco di successi.
@Alessio Gallorini