Più che un semplice concerto, quello che Elvis Costello ha regalato ai fan fiorentini accorsi al Teatro Verdi, è stato un vero e proprio viaggio, nella sua carriera, nella sua vita e in più di 40 anni di storia, inglese e non solo.
Tracciando un ritratto di se stesso, attraverso i suoi incontri, i suoi amori, le sue origini (la figura del padre musicista ha avuto un influsso indelebile su di lui) Elvis Costello è riuscito, in modo tanto minimale quanto magico, a creare una sorta di empatia tra sè e il pubblico: sembrava di essere lì con lui, su qualche strada polverosa del Texas, in qualche motel o davanti alla Tv mentre da piccolo guardava il padre esibirsi in onore della regina madre.
Elvis Costello è un maestro, un guascone, uno show man, un cantautore e un musicista straordinario, il tutto condensato sotto una giacca a righe e un paio di inseparabili occhiali da sole.
Sale sul palco alle 21 e per quasi due ore e mezza sciorina aneddoti, battute e soprattutto musica, quella sua musica che è una goduria per le orecchie: da "Ascension day", collaborazione con Allen Toussaint, fino a "She", conosciuta quasi più nella sua versione che in quella di Aznavour ormai, passando per "Watching the detectives" fino ad arrivare all'apoteosi finale con "I want you", la serata con Costello è una cavalcata senza riposo, un viaggio attraverso bellissimi panorami, epoche e sonorità. Semplicemente è la versione di Costello, il suo sguardo sul mondo messo in musica.
Affilato, ironico, elegante. In una parola, unico.
@Alessio Gallorini