Loreena McKennitt, probabilmente, è una divinità. Personalmente ne sono convinto: con quella cascata di capelli biondo rossicci, quel modo di fare quasi nobile, sempre posato, ma capace al momento giusto di rapirti una risata con una battuta fulminea ben preparata, quella capacità, suonando un qualsiasi strumento, di estraniarti dal mondo circostante e portarti da qualche altra parte, su una scogliera irlandese, piuttosto che tra le bellezze di Montreal. Sì, deve essere per forza una divinità, quantomeno è questo che è sembrata nelle due ore di live tenute di fronte a un Teatro Obihall stracolmo lunedì sera. Che fosse arpa, pianoforte o semplicemente il suono della sua voce, così limpida e perfetta da sembrare soprannaturale, non si poteva non restare incantati, quasi inebetiti, di fronte a un live musicalmente eccelso, con Loreena coadiuvata da due musicisti altrettanto fantastici e un'atmosfera (splendido l'allestimento di candele sul palco, minimale ma azzeccatissimo) a dir poco magica.
Tra un aneddoto e l'altro, la cantautrice canadese ci ha regalato uno spaccato della sua carriera e degli ultimi anni della sua vita, passati in giro per il mondo: un live complesso, suddiviso in due parti per permettere al pubblico di assimilarlo appieno e di non farsi distrarre.
L'accento va posto certamente su alcuni brani fondamentali come "The lark in the clear air", piuttosto che "Stolen child", pezzi cardine della world music, travi portanti di un sound che Loreena ha nell'anima, nel cuore, porte essenziali su un mondo che è solo suo e che ci ha permesso di gustare durante il live.
La classe innata, spontanea, mai forzata è la forza di questa donna che ha splendidamente raggiunto i suoi sessanta anni ed è in grado di sfoderare ancora brani come "In France" (che sarà contenuto nel prossimo disco), piuttosto che "The emigration tunes" (che risale al 2010 ma appare quanto mai attuale).
Insomma, Loreena ci ha stregato tutti, ci ha lasciati lì, attoniti, come se avessimo assistito a qualcosa di irripetibile ed entusiasmante. Quando un'artista riesce a lasciare nell'aria dietro di sè l'eco dei propri brani e della propria voce, ad evocare una sorta di magia, si può davvero pensare che sia, in qualche modo, una divinità. Loreena McKennitt è a questo livello. Tanta, troppa bellezza.
@Alessio Gallorini