Mettete sul palco due mostri sacri della canzone italiana, due che negli ultimi 40 anni hanno scritto o interpretato alcune tra le canzoni più significative del nostro panorama musicale; unite a questo la bellezza di piazza della Santissima Annunziata, il "salotto buono" di Firenze e un pubblico attento e partecipe. Ecco, avrete il quadro essenziale e perfetto di ciò che è stata la seconda serata del MusArt Festival, che ha visto protagonisti Alice e Franco Battiato: la prima ha deliziato con la sua eleganza, la sua grazia, fasciata in un abito bianco, regalando perle quali "Il vento caldo dell'estate" e, ovviamente, quella "Per Elisa" che le permise di trionfare a Sanremo, sotto la regia proprio di Franco Battiato.
Quest'ultimo ha sfoderato, in una sgargiante giacca rossa, un set assolutamente coinvolgente, fin dalle prime note ("L'era del cinghiale bianco"), tanto che il pubblico ha faticato non poco a rimanere seduto e ha definitivamente rotto gli argini quando "Cuccuruccuccù" ha iniziato a risuonare nell'aria.
Da "Shock in my town" a "La cura", come al solito immensa, passando per "La canzone dei vecchi amanti", "Le nostre anime" e l'immancabile "Bandiera bianca", fino ai duetti con la stessa Alice su "I treni di Tozeur" e "Sentimiento Nuevo", Battiato ha dimostrato ancora una volta, sotto il quadrato di splendido cielo stellato che avvolgeva la piazza, di essere uno di quegli artisti (perchè definirlo cantautore è in effetti riduttivo per lui) che riesce a farsi amare qualsiasi cosa produca, dando vita ad un immaginario che riesce a mescolare registri alti e bassi, un immaginario solo suo, che nessuno gli potrà mai sottrarre e che lo ha già collocato su un piedistallo nella storia della musica italiana.
@Alessio Gallorini