Vasco Brondi è l'ultimo cantautore del nostro tempo. Vasco Brondi è una voce collettiva che ha messo in parole (tantissime) e musica una generazione come nessuno più è in grado di fare. Vasco Brondi è un trentaquattrenne di provincia con una chitarra e un computer. E' un viaggiatore instancabile, un eroe moderno, un uomo qualunque.
Semplicemente è uno che si è "nascosto in bella vista" dietro il moniker Le Luci della Centrale Elettrica e ora ha deciso che quella maschera gli stava stretta.
Sedersi dentro l'Obihall ieri sera è stato come fare un viaggio nel tempo: personalmente ho ripercorso la mia crescita dai 20 ai 30 anni e tanti lo avranno fatto con me, crescendo di pari passo al progetto de Le Luci, che ogni volta, con un nuovo disco, è stato capace di raccontare le nostre delusioni, disillusioni, i nostri amori a distanza "che arricchiscono solo le compagnie telefoniche" e le troppe sigarette fumate in qualche bar di periferia in attesa di qualcuno o qualcosa. Già, perchè l'importante è che succeda qualcosa, qualsiasi cosa. E qualcosa è successo: una specie di magia che ha portato un poco più che ventenne di Ferrara a spingersi oltre i confini della provincia e a macinare chilometri e successi, dapprima con solo chitarra e computer, poi con una band straordinaria (Rodrigo D'Erasmo al violino, Gabriele Lazzarotti al basso, Andrea Faccioli alle chitarre, solo per citarne alcuni membri).
Ogni volta una canzone di Vasco, che per una volta è solo Vasco, relegando a comprimario quello con lo stesso nome, è stata un tuffo al cuore: un verso, una parola, quel qualcosa che ti faceva sempre dire, ecco vedi ci sono anche io dentro questa canzone qui. "Quando tornerai dall'estero", "Piromani", "Questo scontro tranquillo", "Per combattere l'acne" o "Chakra", piuttosto che "Mistica", l'ultimo inedito. Ognuno ha la sua canzone, il suo pezzettino di cielo stellato tra la via Emilia e la via Lattea dove si vedono passare navicelle spaziali o moduli lunari russo-giapponesi.
Vasco Brondi, anzi Le Luci della Centrale Elettrica, perchè è bello chiamarlo così, con questo moniker che non funzionava bene già dall'inizio (come ha confessato lui dal palco) è il figlio perfetto di quest'epoca di passaggio, in cui da myspace si è passati a facebook e poi instagram, dalle polaroid ai telefonini che sono più delle macchine fotografiche ultramoderne e poi si è tornati indietro a riscoprire il vintage come un valore. E' quello che ti ha dato una spalla su cui appoggiarsi quando la ragazza ti ha tradito o a cui raccontare di quella volta in bicicletta lungo il fiume, come in un racconto di Celati (più volte citato). E' un custode della parola, della narrazione, e in questo momento storico in cui tutto è diventato usa e getta, anzi usa e posta, un infinitesimo momento privato prima di diventare social, Vasco Brondi è una rarità.
E ha scelto il momento perfetto per gettare la maschera e spegnere le luci della centrale elettrica, che poi oggi la Montedison nemmeno funziona più e di certo non va di moda.
Ci mancheranno queste Luci. Ma non vediamo l'ora di dare il benvenuto a Vasco Brondi.
"Ci sono viaggi da pianificare,
da improvvisare" (Chakra - Le Luci della Centrale Elettrica)
@Alessio Gallorini
Le Luci della Centrale Elettrica setlist @ Obihall (19/11/2018)
Coprifuoco
Qui
Le ragazze stanno bene
I destini generali
Un bar sulla via Lattea
Moscerini
Macbeth nella nebbia
Quando tornerai dall'estero
Amandoti (CCCP cover)
Cara catastrofe
Waltz degli scafisti
40 km
C'eravamo abbastanza amati
La Gigantesca Scritta COOP
Per combattere l'acne
La Terra, l'Emilia, la Luna
Ti vendi bene
Stelle Marine
Chakra
A forma di fulmine
Encore:
Piromani
Mistica
Nel profondo Veneto
Questo scontro tranquillo (unplugged)